Il Registro Storico Moto Sterzi
Nell’ala più recente del Museo San Fedele sono esposte numerose motociclette perfettamente funzionanti della casa motociclistica Sterzi, fondata a Palazzolo sull’Oglio negli anni Trenta grazie all’intraprendenza di Vittorio Sterzi e dei figli Aldo, Rodolfo e Giuseppe.
L’azienda poteva essere considerata a tutti gli effetti la scuola bresciana del motore a due tempi. Le potenziali prestazioni del motore a quattro tempi da 50cc. trovano conferma nei record messi a segno in Perù nel 1958 e nel 1960.
Protagonista del primato fu il pilota Dworzak con un veicolo preparato dal tecnico Giuseppe Anfossi. Sulla pista di Pisco Paracas furono raggiunte sul chilometro lanciato le velocità di 122 e 138 chilometri orari con due veicoli.
Amante dell’unicità e della rarità dell’oggetto, nell’esclusivo contesto del centro storico di Palazzolo s/O, Mario Pedrali presenta la sua straordinaria collezione privata di moto storiche Sterzi.
1955
In Copertina: Gare di Regolarità Valli Bergamasche
Carlo Blumer su “Sterzi” 1° Classificato
Alcuni Modelli Esposti
TURISMO LUSSO
1951
2 tempi
125 c.c. – 3 Marce
160 c.c. – 4 Marce
GRAN SPORT
1953
160 c.c.
2 Tempi
4 Marce
CONFORT
1953
2 Tempi
125 c.c.
3 Marce
160 c.c.
4 Marce
TURISMO
1949
2 tempi
125 c.c. – 4 Marce
UNIVERSAL
1954
2 tempi
125 c.c.
160 c.c.
3 Marce
DYNAMIT
1954
2 Tempi
160 c.c.
4 Marce
COMPETIZIONE
1953
2 Tempi
175 c.c.
4 Marce
ETNEO
1954
2 tempi
160 c.c.
4 Marce +retro
PONY 49 CC
TOURIST
1954
4 tempi
49 c.c.
3 Marce
PONY 49 CC
SPRINT
1953
4 Tempi
49 c.c.
3 Marce
PRESIDENT SPORT 175
1954
4 Tempi
175 c.c.
4 Marce
PRESIDENT
1954
4 tempi
175 c.c.
4 Marce
PONY 65 CC
JOLLY
1954
4 tempi
65 c.c.
3 Marce
CROSS
160 CC
1954
2 Tempi
160 c.c.
4 Marce
IL MOTORE
La guerra è finita da poco e una moto, una 125, dev’essere anzitutto economica e affidabile. Così Sterzi si prefigge di soddisfare la clientela mettendo a disposizione una moto capace di una velocità massima di poco superiore agli 85 chilometri all’ora, in grado di percorrere 40 chilometri con un litro di miscela. Già, siamo solo agli inizi, quando ancora le prestazioni passano in secondo piano.
Ma è analizzando il perfezionismo che si scoprono autentici miracoli. Per il telaio Sterzi non intende accontentarsi. Il monotrave in tubi d’acciaio è completato da sospensioni alquanto sofisticate per l’epoca e per il tipo di motocicletta. A dispetto della tendenza generale – che vuole l’impiego della soluzione più economica offerta dalla forcella a parallelogramma con le aste in lamiera stampata – Sterzi è il primo a montare su una moto leggera una forcella telescopica, una sospensione posteriore a ruota guidata e mozzi in lega leggera a frenatura centrale.
Il tutto assecondato dalla propria diretta progettazione e dalla produzione sempre in proprio. E come per le ambizioni più grandi, nel prodotto deve prevalere in assoluto l’impronta di chi lo produce, come un tatuaggio indelebile che vince il tempo e la concorrenza. Sterzi, dunque, non vuole rinunciare ai tratti stilistici che consentono alle proprie moto di emergere in assoluto. Un aspetto, questo, che in fatto di mercato finisce per far emergere prezzi leggermente superiori.
Tuttavia, ciò non limitò lo sviluppo e l’evoluzione di quella che fino al 1951 restò la sola versione prodotta. Un particolare non secondario: tanto per il motore quanto per il telaio, Sterzi impiega parti di sua produzione, limitando al massimo i componenti di provenienza esterna solo a quei casi che richiederebbero una tecnologia costruttiva troppo specifica.
IL TELAIO
Un telaio innovativo
Dove invece Sterzi non sembra accontentarsi è nel telaio. Il monotrave in tubi d’acciaio è completato da sospensioni piuttosto sofisticate per l’epoca e per il tipo di motocicletta. A dispetto della tendenza generale, che vuole l’impiego della soluzione più economica offerta dalla forcella a parallelogramma con le aste in lamiera stampata, Sterzi è tra i primi a montare su una moto leggera una forcella telescopica, una sospensione posteriore a ruota guidata e dei mozzi in lega leggera a frenatura centrale, il tutto di propria progettazione e produzione.
Tanto per il motore quanto per il telaio, Sterzi impiega parti di sua produzione, limitando i componenti di provenienza esterna solo a quelli che richiederebbero una tecnologia costruttiva troppo specifica. Sterzi non vuole rinunciare ai tratti stilistici che consentono alla sua moto di emergere rispetto alla concorrenza. E, forse, è a causa della cura maniacale con cui le moto vengono realizzate che i prezzi di vendita risultano maggiori rispetto alla concorrenza. Questo, però non limita lo sviluppo e l’evoluzione di quella che fino al 1951 resta la sola versione prodotta.
1° Telaio 125
Telaio 125 - 160
Telaio Pony 49
Telaio Confort Pony 49
STORIA DI UN MITO - 1947 La nascita di un mito
La storia non giudica ai blocchi di partenza, bensì all’arrivo. Così, parafrasando un’azzeccatissima sentenza del celeberrimo segretario di Stato americano Henry Kissinger, intendiamo aprire questa breve presentazione di un autentico mito motociclistico che conserva a tutt’oggi un fascino per certi versi ineguagliabile nemmeno da parte delle grandi case produttrici ancora in vita.
La “Moto Sterzi” affonda le sue radici negli anni Quaranta. Per l’esattezza, è il 1947 quando l’azienda bresciana (con sede a Cologne) si affaccia al Salone di Milano. In quell’anno venne presentata alla rassegna la 125, poco più di un prototipo, accolto tuttavia dalla stampa già come “modello classico” grazie alle soluzioni tecniche proposte. Per la verità, il lavoro promosso dalla famiglia Sterzi ha radici ancora più antiche, poiché già negli anni Trenta, con a capo Vittorio Sterzi coadiuvato dai figli Aldo, Rodolfo e Giuseppe, aveva avviato un’azienda a Palazzolo sull’Oglio con l’intento di commercializzare biciclette e moto in rappresentanza dei marchi “Dei” e “Bianchi”.
E’ pure antecedente agli anni Quaranta la produzione di ciclomotori con l’impiego di motori da due tempi “Sachs”. Un marchio, questo, che figura tra i massimi produttori mondiali in questo settore. Ma il lancio del marchio Sterzi, concepito in un intento di internazionalizzazione per quei tempi tutt’altro che frequente, fu opera di Aldo Sterzi che iniziò a prendere confidenza con i motori a due tempi e, in particolare, con i motori a 98 e 125 cc. di cilindrata.
Sfilata a Milano Natale ’50
Raduno Sterzi 1950
Del resto, il patron Aldo poteva contare, oltre che sull’esperienza maturata nell’azienda paterna, sugli insegnamenti raccolti durante la seconda guerra mondiale.
In occasione dell’ultimo conflitto totale, infatti, fu assegnato al III Reggimento Autieri, designato come operatore delle officine del settore motociclistico. Rientrato dal servizio militare, fu impegnato alla ” corte” delle Officine Minganti, costruttrici di macchine utensili.
Questa esperienza gli consentì di ampliare ulteriormente le proprie conoscenze meccaniche, anche grazie ai rapporti stretti con l’industriale Ettore Minganti, direttore dell’azienda (nel 1950 Minganti fondava la casa Mi-Val). E proprio il rapporto con Aldo Sterzi, sarebbe alla base, secondo alcune voci, dell’interessamento di Minganti per le motociclette.
Resta il fatto che Aldo Sterzi fondò quella che, a tutti gli effetti, poteva essere considerata la scuola bresciana del motore a due tempi. Ma c’è di più. Osservare i modelli realizzati da questa casa bresciana significa perdersi in un’estasi di precisione, quasi masochistica tanto è esasperata: è il perfezionismo di chi, ancor prima di gioire della produzione di serie, gioiva per le soddisfazioni che avrebbero avuto i clienti.
Dovendo scegliere l’anno che rappresentò la chiave di volta nella storia della Sterzi, dobbiamo arretrare al 1949, anno ricco di grandi novità.
La prima riguarda il cambio della sede, con il trasferimento a Cologne (Brescia). Una scelta che fu legata a esigenze di maggiori elasticità e funzionalità. La scelta di uno stabilimento più grande coincide con il potenziamento della gamma di moto prodotte. Alla “Turismo”, che pure resta in produzione, vengono affiancate la “Turismo Lusso” e la ” Sport”. Si tratta di modelli che con il precedente condividono solamente il motore a due tempi e il telaio monotrave e, a proposito di questi due modelli, si può parlare a pieno diritto di esemplari assolutamente inediti.
Una particolare attenzione merita la nuova versione della “Turismo” con cui Sterzi cerca di offrire alla clientela un mezzo più performante. Alcuni dati per avere un’idea dell’incremento di prestazioni: si passa ad una potenza massima di 5,8 cavalli a 5.700 giri/minuto. Il tutto consente di raggiungere una velocità massima di 90 chilometri orari. Testa e cilindro restano in lega leggera e ghisa, ma presentano una diversa alettatura (più estesa così da disperdere al meglio il maggior calore).
Tra le modifiche, in dettaglio, del nuovo modello è da segnalare un diverso aggancio degli attacchi della sella sul telaio come pure la forma del serbatoio.
Salone del Ciclo e Motociclo a Milano
Rivista “MOTO”
E’ in questi anni che, accanto ai modelli da 125 cc, vengono presentate moto leggere da 160 cc., che pure mantengono il motore a due tempi. Tra queste, ricordiamo il “Comfort”, moto leggera a ruote di medio diametro con una linea assai accattivante. Sempre in questi anni, nel listino spuntano anche i modelli da 175 cc. a quattro tempi, con motore monocilindrico verticale a valvole in testa, comandate da aste e bilancieri. Il modello è contraddistinto da cambio a quattro velocità, telaio in tubi profilati, forcella anteriore telescopica e sospensione posteriore a forcellone oscillante con ammortizzatori telescopici. La velocità arriva ora a 105 chilometri orari. Sempre a quel periodo va ricondotto il motocarro con motore da 160 cc a due tempi (350 chilogrammi).
Restando alla “Comfort”, ci piace citare un’edizione di “Moto Ciclismo” del 1954. “Col modello “Comfort” di 160 cc. a due tempi – si legge – la Sterzi intende soddisfare le esigenze di una clientela sempre più larga che ambisce al possesso di macchine di tutto riposo nel vero senso della parola: cioè dotate di motore capace di fornire una ragguardevole potenza, pur avendo qualità funzionali alquanto pacifiche. Semplicità di comando senza richiedere una certa “specializzazione”; robustezza a tutta prova, larghi margini di resistenza e di insensibilità alla trascurata manutenzione, modesto consumo, forte capacità di sovraccarico, un gradevolissimo comfort di marcia e infine un costo d’acquisto e di esercizio di larga accessibilità”.
Parole che confermano a pieno la coraggiosa filosofia di casa Sterzi, disposta ai più grandi sacrifici pur di accontentare sotto ogni aspetto la propria clientela. Del resto, sempre citando l’autorevolissima rivista di cui sopra, ricordiamo un altro spunto giornalistico del 1954 in merito alla filosofia Sterzi. “La Sterzi si è guadagnata presso il pubblico una invidiabile fama di serietà ed eccellenza. Essa infatti ha sempre puntato più sulla qualità che sulla quantità. Del resto, a fare fede della perfezione del prodotto stanno le numerose affermazioni in campo sportivo, soprattutto di regolarità, tra cui brilla”.
A documentare il prestigio che la Sterzi gode presso i tecnici del ramo come pure sul mercato è il fatto che i suoi motori sciolti sono largamente richiesti dai costruttori minori che lo montano sulle moto leggere di loro marca. Va tenuto conto che allora, sul mercato italiano, erano facilmente reperibili i motori sciolti stranieri.
Nel 1958 la moto Sterzi acquisisce dalla tedesca Hirth Motor la licenza di costruzione del motore Diesel a due tempi. Sempre in quell’anno l’azienda di Cologne costruisce uno scooter con motore da 160 cc. a due tempi, raffreddamento forzato e telaio tubolare aperto. Un prodotto, questo, destinato all’esportazione. A ciò si aggiunga un motocarro da 160 cc.
I vari modelli di motocicli prodotti vengono esportati in Portogallo, Messico, Perù, Argentina e in altri Paesi. Sia pure con modifiche di dettaglio, per la produzione di serie la Sterzi continua, fino al 1960, la costruzione dei modelli di cui abbiamo appena parlato.
Nel corso della sua attività la Sterzi ha partecipato a numerose manifestazioni sportive disponendo di una squadra per gare di regolarità con ottimi risultati. Tra questi ricordiamo una vittoria assoluta di Carlo Blumer e i piazzamenti di Villa, Vanoncini e Pezzotta a un’edizione della celebre “Valli Bergamasche” e altre gare nazionali disputate gareggiando con “MV”, “Gilera”, ” Mival” ecc.
E’ del 1953 un’altra affermazione della Sterzi al Trofeo Zecchini. In quel contesto, l’azienda franciacortina incamerò anche la Coppa Augusta.
“L’affermazione della marca Sterzi – si legge sul periodico Moto Ciclismo di quell’anno – è veramente degna di rilievo in quanto è stata ottenuta con una facilità che dimostra l’ottima preparazione degli uomini e delle macchine, particolarmente curata dall’ottimo Marchesani”. Tra i protagonisti di quel successo ricordiamo i piloti Fontana, Urbani, Marchesani e Maspes.
Degni di nota anche i posizionamenti nell’Elenco ufficiale dei centauri Sterzi al Giro Motociclistico d’Italia del 1953: Dalle Fusine, Speranzoni e Arpaja.
Ancora, sempre nel 1953, ricordiamo gli ottimi risultati all’ottava edizione della Milano-Taranto di Salvatore De Simone, Domenico Bellani e Ferdinando Piazza, nella classe da 75 a 125 cc.
Nella classe immediatamente superiore si distinguevano con la Sterzi Florio Paoli, Marino Giovanardi, Daniele Fontana, Gilberto Milani, Tonino Delle Fusine e Sergio Maspes.
Altre affermazioni giunsero in gare all’estero con team concessionari. A questo proposito, non possiamo non riprende quanto sopraccennato: la straordinaria affermazione nella gara di velocità sul chilometro lanciato, messa a segno il 23 novembre del 1957 sulla pista di Pisco Paracas, con una moto leggerissima di speciale struttura, mossa da motore Sterzi “Pony”.
Il mezzo, guidato da Rudy Dworzak, percorse il chilometro lanciato con un tempo medio (risultante dalla media delle due prove, ascendente e discendente) di 29’’40/100 corrispondente a una velocità oraria di 121,621 chilometri.
Per avere un’idea dell’impresa compiuta in quell’occasione basterebbe ricordare che il primato precedente era fermo a 102,273 chilometri orari.
In foto a sinistra Aldo Sterzi con moglie,
a destra Carlo Blumer con moglie.
Già nel 1958, tuttavia, iniziarono a profilarsi le prime difficoltà del settore, legate ad un mercato interno sempre più insolvente e meno recettivo. Quell’anno rappresentò l’inizio della crisi del mercato motociclistico e, nonostante il tentativo di internazionalizzare il proprio commercio da parte delle aziende, i risultati risultarono inferiori alle attese.
A fronte di questa grave congiuntura negativa, “Moto Sterzi” avviò, proprio nel 1958, un progetto per la costruzione di un’unità produttiva in Argentina. Del resto, le possibilità di assorbimento da parte del mercato sud-americano erano notevoli, sia in fatto di motori che di autoveicoli. A intralciare il sogno americano subentrarono però alcune complicazioni legate all’ottenimento di un decreto governativo che consentisse l’avvio dell’attività produttiva.
Le procedure per giungere a quell’autorizzazione risultavano infatti assai lunghe e macchinose. Ciononostante, si riuscì a costituire la società “Sterzi Motor”, a cui fece seguito, dopo oltre due anni, l’autorizzazione del Governo argentino, sottoscritta dal Presidente Frondizi. Aldo Sterzi, contitolare della società, si trasferì quindi in Argentina per lo sviluppo del programma aziendale.
Ma quel progetto era evidentemente minato da una cattiva stella: nel Paese si verifica un drammatico “ribaltone” politico-economico che portò alle dimissioni di Frondizi. Tale situazione precluse ogni prospettiva di sviluppo e il Paese si affacciò su uno dei più disastrosi scenari economico-finanziari. Di qui, il rientro di Sterzi in Italia.
Alla luce di questi fatti il consiglio direttivo della società dispose la cessazione di ogni attività produttiva e l’azienda fu messa in liquidazione. Sterzi decise di troncare ogni rapporto con il settore motociclistico, dedicandosi a un’attività del tutto nuova. Un distacco, questo, durato 40 anni.
Solo nel 2001, grazie all’interessamento del signor Mario Pedrali – collezionista e titolare del Registro Storico Italiano Sterzi Museo S. Fedele, il nome Sterzi è stato nuovamente riproposto, recuperato da un passato tanto doloroso quanto glorioso.
I RECORD
1955 La premessa dei record
Il pilota Dworzak ed il tecnico Giuseppe Anfossi.
Record di velocità sulla pista di Pisco Paraca Perù
Salvo alcune modifiche, la produzione di quest’anno è basata sui modelli degli anni precedenti. Ma sempre nel 1955 avviene la presentazione del mitico ciclomotore “Pony 49″ nelle versioni ” Tourist” e “Sprint”, con uguali caratteristiche di fondo. Il motore del “Pony” è a quattro tempi con distribuzione ad albero a camme in testa, comandato a catena, e cambio in blocco a tre velocità. L’avviamento è a pedaliera. E’ il primo esemplare a quattro tempi a camme in testa montato su un ciclomotore. Le potenziali prestazioni del motore a quattro tempi da 50 cc. trovano conferma nei record messi a segno in Perù nel 1958 e nel 1960.
Protagonista del primato fu il pilota Dworzak con un veicolo preparato dal tecnico Giuseppe Anfossi. Sulla pista di Pisco Paracas furono raggiunte sul chilometro lanciato le velocità di 122 e 138 chilometri orari con due veicoli.
Da segnalare inoltre le vittorie di Fiorino Scarficcia in Argentina, nella 50 cc., nel “1° Premio Industria Motociclística” 8/6/1956 e nel “2° Gran Premio Ciudad de Quilmes 25/5/1958.
1956
1° Premio Industria Motociclística